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Parkinson, una speranza arriva da un farmaco per il diabete

Doctor checking glucose level in diabetic patient

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Il Parkinson, una malattia neurodegenerativa debilitante, continua a sfidare la scienza medica con la sua complessità. Tuttavia, una speranza potrebbe arrivare da una fonte inaspettata: un farmaco utilizzato comunemente per trattare il diabete di tipo 2 potrebbe rappresentare una nuova strada per rallentare la progressione del Parkinson.

Il farmaco in questione è il lixisenatide, un antidiabetico che ha mostrato promettenti risultati in uno studio recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine. Questo studio, condotto da un team di scienziati dell’Ospedale Universitario di Bordeaux, ha coinvolto 156 pazienti appena diagnosticati con il Parkinson. La metà di essi ha ricevuto iniezioni giornaliere di lixisenatide per un anno, mentre l’altra metà ha ricevuto un placebo.

I risultati dello studio sono stati sorprendenti. Dopo 12 mesi di trattamento, i pazienti che avevano assunto il lixisenatide non hanno mostrato alcuna progressione dei sintomi motori tipici del Parkinson, mentre il gruppo che aveva ricevuto il placebo ha sperimentato un peggioramento, seppur leggero, dei propri sintomi. Questa differenza, seppur modesta, è stata definita clinicamente significativa dagli scienziati.

Tuttavia, c’è da notare che l’assunzione del farmaco non è stata priva di effetti collaterali. Circa la metà dei pazienti trattati con lixisenatide ha riportato sintomi di nausea, mentre il 13% ha avuto episodi di vomito. Nonostante ciò, gli esiti positivi dello studio incoraggiano a continuare la ricerca, passando da trial di fase 2 a trial di fase 3 che coinvolgano un maggior numero di pazienti e valutino l’efficacia a lungo termine del farmaco.

La connessione tra il diabete di tipo 2 e il Parkinson è un campo di studio affascinante. Si è scoperto che le persone con diabete di tipo 2 hanno un rischio maggiore di sviluppare il Parkinson, ma il rischio sembra diminuire in coloro che assumono farmaci analoghi al GLP-1, come il lixisenatide. Gli studi post-mortem dei cervelli dei pazienti con il Parkinson hanno anche evidenziato anomalie cerebrali legate all’insulino-resistenza, suggerendo un possibile collegamento tra le due condizioni che richiede ulteriori approfondimenti.

In conclusione, sebbene la strada verso la scoperta di un trattamento efficace per il Parkinson sia ancora lunga, i risultati preliminari ottenuti con il lixisenatide rappresentano una svolta significativa. Questo farmaco, originariamente sviluppato per il diabete, potrebbe aprire nuove porte nel trattamento di una malattia che continua a sfidare la medicina moderna.