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Tumore al fegato, una proteina spia per individuarlo subito

Doctor with human Liver model and tablet. Liver cancer

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Un recente studio condotto dall’Università di Trento ha gettato nuova luce sul complesso mondo dei tumori epatici, identificando una proteina chiave che potrebbe rivoluzionare il modo in cui rileviamo e trattiamo questa grave malattia.

Il team di ricerca ha esaminato i meccanismi sottostanti allo sviluppo dei tumori al fegato, focalizzandosi sulle mutazioni del gene Arid1A, comunemente riscontrate in questa tipologia di tumori. I risultati di questa ricerca sono stati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica “Science Advances”.

Lavorando in collaborazione con l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS) della Provincia Autonoma di Trento, e con il supporto della Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, i ricercatori hanno scoperto che le mutazioni del gene Arid1A, associate a quelle del gene Ctnnb1, possono condurre allo sviluppo di tumori epatici particolarmente aggressivi, con un elevato potenziale metastatico nei polmoni.

Se confermati negli studi clinici, questi dati potrebbero portare a un cambiamento fondamentale nella diagnosi e nel trattamento del tumore al fegato. La presenza di mutazioni nel gene Arid1A potrebbe diventare un indicatore precoce della malattia, consentendo ai medici di intervenire prima che il tumore si sviluppi completamente.

Secondo il professor Chiacchiera, “I nostri dati evidenziano l’importanza cruciale della proteina codificata dal gene Arid1A nel mantenimento dell’integrità del genoma. Le mutazioni che compromettono la funzione di questa proteina aumentano il rischio di danni al DNA e favoriscono l’infiammazione, creando un ambiente favorevole allo sviluppo dei tumori.”

Il tumore al fegato rappresenta una delle neoplasie più diffuse e mortali, colpendo decine di migliaia di persone ogni anno in Europa e in Italia. La sua natura spesso silente rende la diagnosi difficile e tardiva, riducendo significativamente le possibilità di cura. Tuttavia, questa nuova scoperta potrebbe aprire la strada a una diagnosi precoce e a trattamenti più efficaci, offrendo speranza a coloro che combattono questa terribile malattia.