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Alzheimer: un nuovo farmaco contro il declino cognitivo

a torn paper written with inscription Alzheimer on a green background

L’Alzheimer è una malattia devastante che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, con un impatto significativo sulla memoria e sul pensiero.

Tuttavia, una nuova speranza sembra affacciarsi all’orizzonte con il farmaco Donanemab, un anticorpo monoclonale sviluppato per prendere di mira l’accumulo di beta amiloidi nel cervello, responsabile dei sintomi della malattia.

Studi recenti hanno dimostrato che Donanemab può rallentare il declino cognitivo, ma esistono anche diversi effetti collaterali da considerare.

Un nuovo alleato nella lotta contro l’Alzheimer

Il farmaco Donanemab ha attirato l’attenzione degli scienziati e del pubblico grazie ai promettenti risultati ottenuti in uno studio dell’Università della California, San Francisco.

Questo anticorpo monoclonale si unisce alle proteine beta amiloidi nel cervello, riducendone l’accumulo e, in tal modo, rallentando la progressione della malattia.


Lo studio ha coinvolto 1.736 pazienti con Alzheimer nelle prime fasi della malattia. I risultati hanno mostrato un rallentamento del declino cognitivo del 35% nei pazienti in fase iniziale, in cui l’accumulo di beta amiloide era limitato. Nel complesso, il farmaco ha rallentato il declino cognitivo del 22,3% in tutti i partecipanti, equivalenti a un periodo di rallentamento di 4-7 mesi.

I possibili effetti collaterali

Sebbene i risultati dello studio siano promettenti, è essenziale affrontare il dibattito sulla valutazione dei rischi e dei benefici.

Alcuni scienziati ritengono infatti che i risultati possano essere statisticamente significativi, ma la rilevanza clinica potrebbe essere limitata. Donanemab e altri anticorpi monoclonali possono infatti causare effetti collaterali significativi.

Uno dei principali riscontrati è l’insorgenza di Aria (amyloid-related imaging abnormalities), caratterizzata da rigonfiamenti e microemorragie nel cervello. Nel trial, il 24% dei partecipanti trattati con Donanemab ha sperimentato rigonfiamenti cerebrali e il 31,4% ha avuto microemorragie. Sebbene la maggior parte dei casi fosse lieve o moderata, una piccola percentuale ha avuto effetti gravi e addirittura fatali.

Nonostante le incertezze, molti esperti ritengono che farmaci come Donanemab segnino un punto di svolta nella lotta contro l’Alzheimer. La diagnosi tempestiva, una discussione equilibrata sui rischi e i benefici individualizzati, e la gestione attenta delle cure croniche diventano elementi fondamentali per l’utilizzo ottimale di questi trattamenti.

Mentre guardiamo al futuro, dobbiamo rimanere fiduciosi riguardo alle nuove scoperte nella terapia dell’Alzheimer, ma allo stesso tempo, dobbiamo considerare attentamente gli aspetti etici e pratici per garantire un trattamento adeguato e sicuro per i pazienti affetti da questa malattia debilitante.

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